Diario di una cronista perbene, per anni ho voluto chiamarlo così il mio taccuino del lavoro. Quando mi trovavo in situazioni difficili, o anche solamente avevo bisogno di trovare nuovamente il “mio perché” davanti agli insulti e all’odio che spesso arriva dai leoni da tastiera (e non solo) a chi esercita questa professione, tornavo a rileggere i miei appunti e a ripetermi che nella vita avrei voluto essere di più di quel mostro descritto da molti.
Ogni volta che una critica mi buttava giù, io mi ripetevo che avrei potuto fare un milione di lavori per sopravvivere, ma nulla come la scrittura, seppur spesso poco retribuita, mi rendeva felice. Negli anni non sono stati tanto articoli di cronaca bianca e di politica che mi hanno tenuta salda alla mia penna. Sono state le storie degli altri. Le storie di chi crede in uno sport, in un progetto, in un obiettivo mi emozionavano. Le storie di chi è sopravvissuto a un dolore, di chi combatte una battaglia e anche quelle di commiato. Queste storia mi hanno tenuta in piedi, mi hanno dato la forza di continuare a scrivere.
Allora il Diario di una cronista perbene è proprio questo: raccontare, in mezzo ai servizi per i giornali, le vite che mi passano vicino e decidono di raccontarsi. Lo faccio rispettando l’etica, sempre, lo faccio per emozionare gli altri, per imparare giorno dopo giorno ad amare la vita.
Cosa c’è nel Diario di una cronista perbene
Nel diario c’è tutto il lavoro dell’ultimo decennio. Appunti, principalmente, ma anche qualche riflessione a caldo su quanto mi sono trovata ad approfondire e sulle storie degli altri. Proprio queste, le storie degli altri, mi hanno tenuta legata a questo mondo come una calamita. Mi sono ritrovata a essere una scrittrice delle emozioni. Leggevo le persone, ogni loro minimo dettaglio, mi intrufolavo nella loro storia per viverla come se fossi sempre stata con loro. E poi, a rielaborazione avvenuta, restituivo loro l’emozione. Vedere quelle persone rileggersi e piangere, sentirsi raccontare la loro vita che io, spettatrice privilegiata, ero riuscita a cogliere con gli occhi e con il cuore, fino a raccontarla come fossi stata io stessa quella persona, mi ha sempre appagata, Negli anni, tante storie che avrei voluto raccontare non trovavano un posto e così per un lasso di tempo ho accantonato questa attività, dedicandomi alla cronaca dei quotidiani, al “succede ora”.
Oggi, più matura e sicuramente più consapevole, riprendo in mano quelle storie, quegli appunti che ho impresso nei tantissimi taccuini della mia breve e ancora in essere carriera. Apro le porte a chi ha voglia di raccontare la propria storia qui, su Nina Magazine, il mio micro progetto editoriale che vuole solo fare del bene.